WIFTMI con
Tull Quadze/Tutte le Donne

29 Settembre 2021

Sabato 25 settembre siamo scese in piazza a Roma insieme a tante altre persone, convinte come noi che si debba tornare a sostenere, con la nostra presenza, con i nostri corpi e le nostre voci quello in cui crediamo e quello che chiediamo.

 

Ci viene quotidianamente ricordato come i diritti acquisiti non siano tali, senza costi di mantenimento, e non lo siano mai per sempre, come ci mostra quanto sta accadendo in Afghanistan e negli altri luoghi dove le libertà democratiche sono o tornano ad essere a rischio.

 

Per questo abbiamo aderito a Tull Quadze / Tutte le donne. La voce delle donne per prendersi cura del mondo, manifestazione nazionale lanciata e sostenuta da moltissime associazioni e personalità, a partire dalla Casa Internazionale delle Donne.

 

Con le donne e le bambine afghane nel cuore, allarghiamo le nostre braccia verso un nuovo concetto di cura, che non sia obbligo e peso ma rigenerazione e rivoluzione, che sia compito di tutte/i e non solo di una parte con limitate o nulle possibilità di scelta.

Non dobbiamo sottovalutare il potere della solidarietà per chi è isolato e soggetto a violenza.

 

La “rivoluzione della cura” significa passare da un mondo in cui tutto si misura per prestazioni a un mondo in cui invece il metro siano le relazioni, per ricostruire il legame sociale, per una nuova idea di politica e di giustizia e per ridisegnare un nuovo modo di stare insieme. Una rivoluzione della cura che mette al centro il rispetto dell’altro, i diritti e le libertà di tutte e di tutti: perché una società incapace di “prendersi cura”, è una società non solo ingiusta, ma anche più fragile.

 

Con Tull Quadze / Tutte le donne abbiamo chiesto e continueremo a chiedere in tutte le modalità possibili:

 

  • che tutti gli investimenti pubblici e privati includano il processo di  valutazione di impatto di genere come indispensabile strumento per una equa distribuzione e retribuzione del lavoro;

 

  • che gli investimenti nel welfare pubblico non siano residuali e che a ogni investimento di risorse europee corrisponda un necessario aumento di spesa corrente per garantire l’attuazione degli impegni presi;

 

  • che l’utilizzo del part-time e dello smart-working siano soggetti a forme di verifiche tali da non trasformarli in strumento di discriminazione di genere;

 

  • che vengano riconosciuti e finanziati quei luoghi che promuovano politiche attive di empowerment femminile.

 

  • che la questione delle donne afghane non finisca nel dimenticatoio dell’abitudine come, semplicemente, una nuova normalità. Ma che la perdita della libertà e dei diritti, così come la paura della violenza prepotentemente tornata nelle loro vite, sia considerato per quello che è:  un nostro problema.

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